TEMPI PRESENTI. «Utopia in cantiere. Economia solidale nuova economia politica», un volume del gruppo di ricerca Solidarius
Solidarius Italia ringrazia Paolo Cacciari e Il Manifesto per questa recensione pubblicata venerdì 4 gennaio. Ringraziamo anche Comune-info che l’ha rilanciata oggi. Il libro può essere richiesto a info@solidariusitalia.it.
«Cos’altro deve accadere?» si ripetono gli amici di Solidarius, per uscire dal buco nero della crisi di civiltà in cui sta precipitando lo spirito del nostro tempo? Per rispondere a questa domanda e dare conto di un lavoro collettivo, svolto per più di un anno, si aggiunge un nuovo e recente volume dal titolo Utopia in cantiere. Economia solidale, nuova economia politica (edito da Pioda Imaging, pp.418, euro 20; con prefazione di Roberto Mancini e distribuito direttamente dal gruppo Solidarius Italia che lo spedisce senza ricarico dei costi di spedizione). Nel tentativo di orientare, il gruppo di ricerca usa da tempo come lanterna il pensiero e le sperimentazioni di Euclides Mance, filosofo ed economista brasiliano, teorico delle reti e, soprattutto, attivista dei movimenti solidali latinoamericani.
L’IDEA DI BASE è che il cammino di emancipazione dell’umanità (di liberazione e di ricivilizzazione) debba avvenire attraverso un movimento popolare che sappia integrare le dimensioni personali e comunitarie, sociali ed etiche, antropologiche ed economiche. Qualcosa di molto diverso da come le attività solidaristiche solitamente vengono intese da noi: sussistenza per i poveri, o poco più. Le componenti più audaci dell’economia solidale, invece, si candidano nientedimeno che a superare e a sostituire l’economia capitalistica. Un obiettivo decisamente ambizioso, anche se non nuovo nella storia degli ultimi due secoli di utopie finite male. La differenza di questo nuovo «assalto al cielo» sta nel suo ancoraggio al suolo, nell’attenzione alla concretezza della vita, alla condizione materiale e culturale delle comunità insediate.
Nessuna fascinazione né per le ideologie salvifiche del secolo scorso, quindi, né per le «mosse del cavallo» della politique politicienne. Secondo i fautori dell’economia trasformativa la «presa del potere» è un processo che può avvenire attraverso la disgregazione del totalitarismo dell’economia di mercato e la progressiva edificazione di un’altra forma economica e sociale orientata al bem viver (traduzione portoghese dei vari modi di dire vida y tierra buena, sin mail, armoniosa, noble nelle culture andine).
Il lavoro di Solidarius Italia è stato principalmente quello di divulgazione delle attività di Euclides Mance (La Rivoluzione delle reti, Emi, 2003; Fame Zero. Il contributo dell’economia solidale, Emi,2006; Circuiti economici solidali. Economia solidale di liberazione, Pioda Imaging, 2017) e di partecipazione alle reti internazionali dell’economia solidale a partire dai Social Forum di Porto Alegre nei primi anni Duemila. Solidarius è tra i fondatori di Ripess, l’accreditata rete transcontinentale della Social e Solidarity Economy, oggi coordinata da Jason Nardi, socio di Solidarius Italia e coautore, assieme a Chiara Bonifazi, Giorgio Marcello, Franco Passuello e Soana Tortora, di questo ultimo e articolato volume collettivo.
UTOPIE IN CANTIERE è infatti al contempo un manifesto, una guida, una ricostruzione della storia e della genealogia geopolitica di un movimento che sta sempre di più prendendo coscienza della sua forza. I motivi sono presto detti e documentati nei primi capitoli. Siamo dentro una crisi epocale, strutturale e di senso. Le grandi promesse del liberalismo – democrazia e progresso – si infrangono nella crescita delle ineguaglianze, nelle migrazioni forzate, nel collasso ecologico, nella disuguaglianza di genere. Un fallimento che si avverte nella disgregazione delle relazioni sociali e nell’affermarsi di un individualismo egoistico, paranoico, violento. Non sembrano esserci nemmeno margini per «riformare il capitalismo» dall’interno, affidandosi alla sua capacità di generare plusvalenze tali per cui gli stati possano incamerare e dirottarle nel welfare compensativo (secondo
le ricette keynesiane). Non rimane che cambiare il sistema dalle sue fondamenta. «Trasformiamo se liberiamo le persone e le comunità dai rapporti di dominio che strutturano e alimentano l’economia del profitto e li sostituiamo con forme di autogoverno e di collaborazione solidale», scrive Solidarius.
IL PARADIGMA solidale fondato sui criteri della cooperazione, della mutualità, della sostenibilità ambientale e del bene comune – offre una prospettiva post-capitalistica realistica e concretamente praticabile. La pluralità delle esperienze in corso nel mondo (soprattutto nell’agroecologia, ma non solo: pensiamo ai sistemi open source, alle produzioni peer-to-peer, ai sistemi di produzione decentrata di energia rinnovabile e alla bioedilizia, ai casi di successo di workers byout, alle banche del tempo, alle piattaforme condivise e autogestite e a molto altro ancora) ci incoraggia a pensare che un’alternativa alla dittatura dell’economia di mercato sia possibile, oltre che desiderabile.
Il ponderoso lavoro di Solidarius, nelle parti finali e nell’appendice, prende la forma di un manuale (di istruzioni, metodologie e tecniche) per chi volesse non solo capire le potenzialità dell’economia solidale, ma metterle in pratica. Ne viene fuori una sorta di modello le cui cellule elementari sono le comunità economiche solidali che si organizzano reticolarmente in filiere e distretti produttivi capaci di corrispondere alle esigenze emerse. Insomma una programmazione democratica, autodeterminata e autogestita dal basso e rapportata alle risorse culturali e naturali esistenti nei territori. In tal senso fare economia solidale non è null’altro che «promuovere i legami comunitari nei contesti sociali di cui fa parte». Esiste quindi una intenzionalità e una soggettività politica intrinseca dei protagonisti dell’economia delle relazioni solidali, trasformativa e comunitaria, che va riconosciuta e fatta valere in ogni sede. Il corpo a corpo con il mercato (per invertire la direzione dei flussi di valore che la cooperazione sociale genera) deve trovare sbocchi nelle politiche economiche messe in atto dai decisori pubblici a ogni livello.
Per riuscirci – si augura Solidarius gli attori dell’Economia Sociale e Solidale (nella definizione ufficialmente riconosciuta dagli organismi internazionali) dovrebbero fare di più per convergere in un movimento plurale, variegato, ma unito. Per riuscirci, le organizzazioni internazionali Ripess e Reas hanno indetto a Barcellona un Forum Sociale Mondiale lungo un anno: inizierà il 5 aprile prossimo e si concluderà, sempre a Barcellona, nella primavera del 2020.
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