E’ possibile cambiare la catena produttiva globalizzata del settore tessile, ripensando l’intera filiera e riportandola a una dimensione dove lavoro, natura, dignità, responsabilità siano minimamente contemplate?
Abbiamo cercato di dare risposte durante il seminario che si è svolto martedì 4 dicembre al Castello dell’Acciaiolo, a Scandicci (Firenze), sede del MITA, “Made in Italy Tuscany Academy”, scuola superiore per progettisti del mondo della moda. Organizzato da ACU Toscana (Associazione consumatori e utenti) e dai partner italiani di una nuova rete transnazionale sul tessile, tra cui CONI, UISP, FAIR, Città del Bio, Altromercato, ZeroWaste (e presto Solidarius Italia), il seminario è parte di un programma più esteso, che prevede sia interventi e laboratori nelle scuole, sia un lavoro tra le organizzazioni e le imprese che si stanno proponendo di cambiare radicalmente le pratiche del settore.
Tessile: cultura e sostenibilità dei consumi.
Le 4 classi di studenti di questo istituto tecnico per la moda hanno affrontato vari aspetti legati al settore tessile in cui saranno introdotti al termine dei loro studi, che presenta moltissime criticità e va profondamente “re-inventato”, non solo perché deve rispettare i diritti di tutti (solo nelle ultime settimane son morte per questioni legate alla sicurezza e allo sfruttamento del lavoro oltre 120 lavoratori di fabbriche per i grandi marchi in Bangladesh), ma perché oggi tecnologie e pratiche di economia solidale esistono e possono essere introdotte, con la consapevolezza dei processi produttivi e di consumo e dell’impatto insostenibile da tutti i punti di vista che questi hanno imposto, per studiare come si come si possano “smontare”, a partire dalla progettazione stessa dei prodotti del tessile a cui gli studenti si stanno orientando.
Il tessile e la moda rappresentano circa il 7% della totalità delle esportazioni mondiali. L’impatto ambientale e sociale di questo settore produttivo è molto rilevante ed è stato stimato che rappresenti il terzo settore al mondo, dopo quello dei trasporti e dell’industria alimentare.
Ogni anno vengono gettati nelle discariche milioni di tonnellate di abiti, il 50% dei quali potrebbero essere riciclati.
Inoltre sono sempre più presenti in commercio prodotti tessili – a basso costo e ad alto impatto sociale, ambientale e sulla salute – provenienti da paesi cosiddetti in via di sviluppo, le cui normative sono meno stringenti di quelle europee.
Così, è sempre più sentita dai cittadini, la necessità di acquisire elementi di conoscenza sull’intera ‘filiera’ del tessile ed è cresciuta la preoccupazione riguardo a questo tema, tanto che, una fascia sempre più crescente di consumatori si sta orientando verso acquisti provenienti da coltivazioni e da allevamenti biologici.
Senza entrare nello specifico, gli elementi principali che vanno ad incidere sulla sostenibilità dell’intera filiera sono essenzialmente:
– i metodi tradizionali di coltivazione/produzione delle materie prime,
– alcune fasi dei processi produttivi degli indumenti,
– la fase finale della vita dei prodotti,
– le condizioni economiche e sociali dei lavoratori, in particolare di quelli che operano nelle aziende terziste dei Paesi in via
di sviluppo e lo sfruttamento del lavoro minorile.
Occorre quindi ritrovare punti di convergenza tra i vari attori della ‘filiera’ del tessile (mondo della produzione, del consumo, della moda, dell’associazionismo, della cooperazione, della certificazione, della ricerca scientifica ed accademica, della scuola, dell’università ecc.) che, a vario titolo, alla luce delle esperienze maturate, si confrontino per promuovere processi produttivi che abbiano come elemento fondante la sostenibilità.
L’obiettivo è quello di cominciare a far comprendere ai giovani ed ai cittadini l’importanza del diritto alla conoscenza e alla trasparenza dei processi di produzione del tessile e della moda, per concorrere a costruire percorsi di ‘filiera’ virtuosa attraverso i quali le imprese, stimolate dalle parti interessate, possano operare sempre più, secondo criteri di responsabilità sociale ed in linea con quanto richiesto dalle leggi in vigore e dalle norme esistenti (Norme UNI ISO 26000, ISO 14001 ecc.).
Con il progetto “Vesto naturale e solidale, Tessile: cultura e sostenibilità dei consumi”, la Scuola, avvalendosi anche degli strumenti multimediali, diventa protagonista di un percorso sperimentale integrato e si appropria, in autonomia di giudizio e di pensiero, degli strumenti culturali che servono ad orientare i giovani all’esercizio di cittadinanza, attiva e responsabile.